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LUIGI ERNESTO PALLETTI
VESCOVO DELLA SPEZIA-SARZANA-BRUGNATO

LETTERA PASTORALE

A TUTTI I FEDELI DELLA DIOCESI, CHIAMATI A TESTIMONIARE IL VANGELO CON I DONI CHE IL SIGNORE HA VOLUTO LORO CONCEDERE PER L'EDIFICAZIONE DEL SUO REGNO: NELLA VITA DELLA GRAZIA BATTESIMALE, NEL MATRIMONIO, NELLA VITA CONSACRATA, NELL'ORDINE SACRO.

Carissimi,

è ormai trascorso un anno e mezzo dall'inizio del mio ministero episcopale in mezzo a voi. In questo tempo ho avuto l'opportunità di incontrare e ascoltare molte persone, come anche di poter prendere atto delle varie realtà presenti sul territorio. Ho potuto così constatare il lungo cammino fatto da questa Chiesa locale sotto la guida dei vescovi che mi hanno preceduto, l'impegno e la dedizione pastorale di sacerdoti e diaconi, la testimonianza delle persone di vita consacrata e la presenza attiva dei laici. Assieme a tutto ciò sono emerse, ovviamente, anche varie difficoltà e fatiche, presenti nel camminare insieme. Esse fanno parte del limite e della fragilità della nostra natura umana: lette correttamente, non costituiscono però necessariamente un ostacolo. Ci riportano invece quotidianamente a non confidare nelle nostre povere forze, ma nella grazia di Dio che salva. Insieme dobbiamo aiutarci a superarle, per quanto possibile, e dare così testimonianza di sempre maggiore unità e comunione in Cristo.

Molte sono le criticità che ci interpellano: la crisi generale di valori fondamentali come quelli legati alla vita e alla dignità della persona umana, la mancanza di lavoro, la povertà diffusa, la tiepidezza nel credere e vivere il Vangelo, la fragilità delle relazioni umane. Nel contempo, però: la Chiesa, in Italia, sta camminando con impegno verso il Convegno Ecclesiale di Firenze, del 2015; nell'ottobre prossimo si terrà la III Assemblea Generale Straordinaria del Sinodo dei Vescovi sulla "Famiglia"; nel 2016 si celebrerà a Genova il Congresso Eucaristico Nazionale, che vedrà un particolare coinvolgimento anche di tutte le altre Diocesi della Liguria.

Alla luce di quanto sopra esposto e di molteplici, ulteriori provocazioni, veniamo dunque richiamati a fare una seria riflessione sul nostro "essere oggi Comunità credente e operante nella storia". A tal proposito, Papa Francesco, all'inizio dell'Avvento 2013, facendoci dono della Esortazione Apostolica "Evangelii Gaudium" ha voluto ravvivare in noi la certezza che «La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù»; e «La gioia del Vangelo che riempie la vita della comunità dei discepoli è una gioia missionaria». Per questo, il Santo Padre continua scrivendo: «In questa Esortazione desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni» (EG 1). Volendo poi evidenziare con quale particolare attenzione ci chieda di accogliere quanto da Lui scritto, afferma: «... sottolineo che ciò che intendo qui esprimere ha un significato programmatico e dalle conseguenze importanti. Spero che tutte le comunità facciano in modo di porre in atto i mezzi necessari per avanzare nel cammino di una conversione pastorale e missionaria, che non può lasciare le cose come stanno» (EG 25).

Pertanto, sia per il doveroso ossequio nei confronti del Magistero del Successore dell'Apostolo Pietro, sia per cogliere l'opportunità di calare nella nostra realtà diocesana il caloroso invito del Santo Padre, «Usciamo, usciamo ad offrire a tutti la vita di Gesù Cristo» (EG 49), ho ritenuto orientare il nostro cammino ponendo l'attenzione su alcuni punti che vengo ad indicare.

I) EVANGELIZZAZIONE E CURA DELL'ANNUNZIO DELLA PAROLA

«In virtù del Battesimo ricevuto, ogni membro del Popolo di Dio è divenuto discepolo missionario. Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è soggetto attivo di evangelizzazione e sarebbe inadeguato pensare ad uno schema di evangelizzazione portato avanti da attori qualificati in cui il resto del popolo fedele fosse solamente recettivo delle loro azioni. … Ogni cristiano è missionario nella misura in cui si è incontrato con l'amore di Dio in Cristo Gesù; non diciamo più che siamo "discepoli" e “missionari”, ma che siamo sempre “discepoli missionari”» (EG 120).

L'annunzio richiama subito la dimensione essenziale della missionarietà della Chiesa. Fatto da tutti i membri del Popolo di Dio, è necessario che esso sia compiuto in modo fedele, semplice e comprensibile - anche se con la necessaria differenza di competenze e formazione -, perché possa raggiungere il cuore del maggior numero di persone. Così, con le parole e con la vita, si potrà adempiere il mandato missionario che Cristo ha affidato ad ogni suo discepolo. Le indicazioni che il Papa ci consegna nella "Evangelii Gaudium" a proposito dell'omelia e delle modalità dell'annunzio, siano da tutti tenute in alta considerazione anche per il personale e comunitario modo di operare. A tal proposito ritengo opportuno sottolineare innanzitutto la cura della liturgia e in modo particolare della celebrazione dell'Eucaristia. In essa, «La Parola proclamata, viva ed efficace, prepara la recezione del Sacramento, e nel Sacramento tale Parola raggiunge la sua massima efficacia» (EG 174). In detto contesto, una attenzione premurosa dovrà essere riservata all'omelia. Per quanto riguarda poi la cura della catechesi, in tutte le sue forme, e la formazione permanente di tutti i membri del popolo di Dio, ritengo sia bene valorizzare adeguatamente anche l'Istituto Superiore di Scienze Religiose, presente in Diocesi. Particolare sensibilità dovrà essere riservata all'utilizzo adeguato degli strumenti che, nelle celebrazioni liturgiche, possono favorire la proclamazione e l'ascolto della Parola; come per es. gli impianti di diffusione e amplificazione del suono. Opportunità non indifferenti vengono poi offerte dall'emittente diocesana Tele Liguria Sud, dal quotidiano Avvenire - con la sua pagina domenicale di Spezia Sette -, dal sito web della Diocesi - che dovrà però essere completamente rinnovato -, e da molteplici altre iniziative locali ma non meno efficaci; vedi ad esempio i fogli di comunicazione parrocchiale. A conclusione di questo primo punto, ritengo opportuno ribadire ancora la necessità della nostra testimonianza. Infatti, se l'annunciare senza imporre forzatamente ciò che si annunzia è doveroso, il tacere per un falso senso di rispetto costituisce un venir meno al mandato missionario affidato dal Signore ad ogni Suo discepolo.

II) CARITÀ EVANGELICA, SOPRATTUTTO VERSO I PIÙ POVERI

«Se la Chiesa intera assume questo dinamismo missionario deve arrivare a tutti, senza eccezioni. Però… oggi e sempre i poveri sono i destinatari privilegiati del Vangelo, e l'evangelizzazione rivolta gratuitamente ad essi è segno del Regno che Gesù è venuto a portare» (EG 48). «Il nostro impegno non consiste esclusivamente in azioni o in programmi di promozione e assistenza; quello che lo Spirito mette in moto non è un eccesso di attivismo, ma prima di tutto un'attenzione rivolta all'altro "considerandolo come una cosa sola con se stesso". Questa attenzione di amore è l'inizio di una vera preoccupazione per la sua persona e a partire da essa desidero cercare effettivamente il suo bene. Questo implica apprezzare il povero nella sua bontà propria, col suo modo di essere, con la sua cultura, con il suo modo di vivere la fede» (EG 199).

Già molto e lodevolmente si sta facendo in Diocesi, in questo campo, da parte di varie realtà. Un'attenzione primaria va alla "Caritas diocesana", che, nell'ambito suo proprio dell'animazione della carità, con dedizione si trova a dover affrontare e coordinare quotidianamente non poche emergenze locali e internazionali. Altrettanto significativo è l'operato svolto nelle varie zone dalle "Caritas parrocchiali". Un importante contributo viene poi dalle "San Vincenzo" e anche da altre lodevoli iniziative presenti sul territorio. La carità però non è solo doverosa solidarietà. Come discepoli del Signore ci deve stare a cuore la salvezza integrale dell'uomo. A tal proposito, scrive ancora il Papa: «... desidero affermare che la maggiore discriminazione è la mancanza di attenzione spirituale. L'immensa maggioranza dei poveri possiede una speciale apertura alla fede; hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede» (EG 200).

III) VALORE DELLA PARROCCHIA E RIORGANIZZAZIONE DEL SERVIZIO PASTORALE SUL TERRITORIO

Così il Santo Padre rivela una sua speranza: «Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l'evangelizzazione del mondo attuale, più che per l'autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di "uscita" e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia» (EG 27).

In merito alle parrocchie, ai vicariati e/o alle zone pastorali della Diocesi, sono già iniziati incontri localizzati per giungere a verificarne nella concretezza la situazione. Si cercherà così di predisporre risposte adeguate, per quanto possibile, allo stato della realtà, tenendo conto delle difficoltà e delle potenzialità presenti. Elementi importanti saranno quelli di ripensare: la redistribuzione della presenza dei sacerdoti - anche con la proposta di alcuni "Punti di vita comune dei pastori" -; l'eventuale ridefinizione pastorale di alcune parti del territorio della Diocesi; il ministero importante dei diaconi permanenti e le nuove forme di collaborazione attiva da parte dei fedeli laici, soprattutto per le Comunità in attesa di un presbitero.

IV) FAMIGLIA

«La famiglia attraversa una crisi culturale e profonda, come tutte le comunità e i legami sociali. Nel caso della famiglia, la fragilità dei legami diventa particolarmente grave perché si tratta della cellula fondamentale della società, del luogo dove si impara a convivere nella differenza e ad appartenere ad altri e dove i genitori trasmettono la fede ai figli. Il matrimonio tende ad essere visto come una mera forma di gratificazione affettiva che può costituirsi in qualsiasi modo e modificarsi secondo le sensibilità di ognuno. Ma il contributo indispensabile del matrimonio alla società supera il livello dell'emotività e delle necessità contingenti nella coppia. Come insegnano i Vescovi francesi, non nasce "dal sentimento amoroso, effimero per definizione, ma dalla profondità dell'impegno assunto dagli sposi che accettano di entrare in una comunione di vita totale"» (EG 66).

Molteplici sono le iniziative che potrebbero essere rinvigorite o intraprese per la famiglia e con le famiglie; come, ad esempio, un loro maggiore coinvolgimento nella pastorale diocesana e parrocchiale, nelle varie forme di annunzio della fede, nel servizio della carità, nella prossimità ad altre famiglie in difficoltà. E tutto questo, ovviamente, oltre a ciò che già si sta facendo nella pastorale ordinaria. Particolare rilievo dovrà essere dato, oltre alla preparazione al matrimonio nell'approssimarsi della sua celebrazione, anche all'educazione all'affettività e alla vita di relazione delle nuove generazioni. Con attenta cura pastorale sarà altresì opportuno che vengano studiati e offerti cammini di accompagnamento per le giovani coppie, in modo che nella ricchezza del Sacramento del Matrimonio possano maturare una serena e costruttiva testimonianza di vita. Inoltre, con la dovuta delicatezza e nella verità dell'Evangelo, sarà sempre più necessario il farsi vicino a situazioni particolari, perché in nessun caso manchi mai l'annuncio della Parola di Dio che illumina e che salva. Prima, però, di delineare un cammino specifico su questi temi, ritengo opportuno attendere quanto emergerà dalla prossima convocazione del Sinodo dei Vescovi sulla Famiglia.

Affidandovi ora questa mia breve lettera pastorale, chiedo a tutti voi che gli indirizzi in essa presenti siano accolti e vissuti come impegno concreto, personale e comunitario. Essi diventino motivo di riflessione e operatività per il cammino diocesano dei prossimi anni e vengano affrontati in modo particolare nella verità e nella concretezza evangelica. Così, infatti, ci chiede il Santo Padre: «Ogni cristiano e ogni comunità discernerà quale sia il cammino che il Signore chiede, però tutti siamo invitati ad accettare questa chiamata: uscire dalla propria comodità e avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo» (EG 20). Pertanto, queste poche pagine rimandano ad una lettura attenta e integrale della Esortazione "Evangelii Gaudium". Inoltre, è da tener presente che questo cammino riceverà, nel suo progredire, ulteriori e particolari specificazioni; proprio perché calato nella concretezza della nostra realtà diocesana.

Per quanto concerne la proposta di un modo nuovo in cui vivere e dare testimonianza della gioia del Vangelo, oltre a ciò che autorevolmente è già presente nella "Evangelii Gaudium", consegno a voi anche la prima parte delle "Linee pastorali": semplici riflessioni che ho desiderato condividere con voi. Già da tempo anticipate e ampiamente illustrate in vari momenti della vita diocesana, sono ora reperibili sul sito web della Diocesi.

In conclusione di questo mio scritto, mi affido con voi alla Vergine Maria perché nella Sua materna tenerezza ci sia "maestra" nel diventare, ogni giorno di più, "discepoli missionari del Signore".

Su tutti e su ciascuno invoco da Dio la Sua benedizione.

La Spezia, 11 maggio 2014, IV Domenica del tempo di Pasqua

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