Restaurato l'organo di S. Maria
Incontri per fidanzati anno 2022-2023
Sinodo sulla famiglia (4-25 ottobre 2015)
Lettera pastorale del Vescovo - 11 maggio 2014
Omelie del card. Edoardo Menichelli per le feste del Preziosissimo Sangue del 22 e 23 maggio 2016
Omelia del card. Menichelli per la celebrazione del Preziosissimo Sangue del 1 giugno 2015
Immagini di Buena Muntu e Dibwe, centri in Congo sostenuti dalla parrocchia di S. Maria
Atti del convegno di studi Da Luni a Sarzana -1204-2004
Reliquia del Sangue di N.S. Gesù Cristo
Presentazione a Sarzana del primo volume della storia della Biblioteca Apostolica Vaticana
Questa cappella,
eretta nel secolo XVII, venne trasformata a partire dal 1617 per
iniziativa del vescovo G.B. Salvago per custodirvi la reliquia del Preziosissimo Sangue, proveniente dall'antica cattedrale di Luni. Si tratta di un'ampolla contenente il Prezioso Sangue, conservata in un pregevole reliquiario cinque-seicentesco - opera dell'orefice genovese Niccolò Saluzzo - sull'altare, nascosto dalla tela del Fiasella.
La reliquia del Sangue di Cristo, raccolto sul Calvario da Nicodemo, secondo la tradizione sarebbe giunta insieme ad un crocifisso scolpito dallo stesso Nicodemo nel porto di Luni il Venerdì Santo del 782, miracolosamente trasportata da una navicella priva di vele e di equipaggio.
Il crocifisso (il Volto Santo) da allora è conservato a Lucca, la città il cui vescovo, in sogno. aveva ricevuto l'indicazione dell'arrivo a Luni della preziosa reliquia, mentre l'ampolla con il Prezioso Sangue rimase a Luni e, nel Medioevo, fu trasferita a Sarzana. La reliquia, fin dal momento del ritrovamento, è stata fatta oggetto di grandissima venerazione. Numerosi pellegrini, nel corso dei secoli, si sono recati a Sarzana per venerarla, provenienti non solo dalla diocesi o da zone vicine, ma spesso da regioni anche lontane. Tra questi pellegrini, spesso illustri, basti ricordare San Francesco d'Assisi, Santa Caterina da Siena e San Domenico.
La reliquia del Preziosissimo Sangue ci attrae a contemplare il grande Mistero del Sangue che Cristo ha versato sulla croce come prezzo della nostra salvezza. Per comprendere profondamente la forza del Prezioso Sangue, afferma San Giovanni Crisostomo, bisogna considerare da dove è cominciato a scorrere e da quale sorgente è scaturito: è stato versato sulla croce ed è sgorgato dal costato del Signore. "E uscì dal fianco sangue ed acqua. Carissimo - invita il grande Dottore della Chiesa - non passare troppo facilmente sopra a questo mistero. Ho ancora un altro significato mistico da spiegarti. Ho detto che quell'acqua e quel sangue sono simbolo del Battesimo e dell'Eucarestia..." La reliquia è al centro di solenni celebrazioni litugiche che hanno inizio con il canto dei Primi Vespri nel pomeriggio della Domenica della Santissima Trinità, quando il reliquiario viene portato solennemente in processione per le vie della città. I festeggiamenti si concludono il Lunedì, giorno della festa liturgica del Preziosissimo Sangue.
La cappella, abbellita e decorata nel 1631, presenta un pregevole rivestimento marmoreo policromo, opera della bottega carrarese di Michele e Giacomo Guidi.
La decorazione pittorica è opera di Domenico Fiasella. Sull'altare, una tela raffigurante la Gloria del Sangue con Angeli, in cui sono rappresentati due angeli che sostengono il reliquiario del Preziosissimo Sangue. In alto, l'Eterno Padre, che si affaccia da uno squarcio di nubi, lo accoglie con le braccia allargate. Sotto di Lui la luna e il sole, a sottolineare la dimensione cosmica del sacrificio di Cristo in cui Egli, versando il Suo Sangue, ha redento il mondo.
Alle pareti, altre quattro tele del Fiasella: sulla parete di destra, Le Sante Apollonia, Lucia e Barbara (1626) e in alto la lunetta con Il martirio di Sant'Andrea (1653); a sinistra, I Santi Lazzaro, Giorgio e Nicola (1626) e in alto la lunetta con La strage degli innocenti (Mt 2, 16-18) (1653).
Nelle due tele, dipinte dal Fiasella tra la formazione giovanile e la maturità, spicca un vivace uso del colore e della luce, mentre nelle due lunette è più evidente un linguaggio che sintetizza efficacemente il colorismo genovese e il chiaroscuro romano. Ai lati dell'altare, dentro alle nicchie, due pregevoli statue marmoree, opera di Francesco Agnesini: a destra Sant'Andrea, riconoscibile dalla caratteristica croce a X; a sinistra San Rocco. Gli affreschi della cupola sono opera settecentesca del pittore fiorentino Sigismondo Betti.
Nel medaglione al centro del sottarco, un angelo con la spada fiammeggiante reggente un cartiglio con la scritta: videbo sanguinem et transibo, vedrò il sangue e passerò oltre. La frase è tratta dal Libro dell'Esodo (Es 12, 1-14) e si riferisce alla preservazione degli Ebrei dalla morte portata ai primogeniti egiziani dall'angelo sterminatore, preservazione dovuta al sangue dell'agnello con cui erano stati segnati gli stipiti delle porte delle loro case, prefigurazione del sangue del vero Agnello, Cristo, che con il Suo sangue sparso sulla croce, ha salvato tutti gli uomini.